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Confermo la bontà del libro, degli argomenti e del ritmo narrativo.
L’unico neo che ha danneggiato la [seconda] lettura è l'esser andato a vedere subito la postfazione, in cui Roggero prende le distanze da quanto scrive avvertendoci che "alcuni nomi, situazioni e fatti narrati sono frutto della mia fantasia". Così l'impressione che si ha progredendo con la lettura è uno spiacevole tarlo, la consapevolezza – anzi no, il forte dubbio – che si sia un po’ forzata la rappresentazione di una terra comunque fantastica.
Non che gli altri diari di viaggio siano sempre coerenti, s’intende, per cui la cosa migliore è prendere il libro come un racconto splendido, e l'Australia come la splendida realtà che in effetti è.
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