lunedì 30 giugno 2008

I DON'T like shopping - reloaded

Ok, non sono Mauro Corona, che va in giro con una maglietta dalle maniche tagliate anche in inverno.
Non sono Messner, che scala gli 8000 senza bombole di ossigeno.
Non sono Manolo, che arrampica con la forza di due dita.


Però i miei dislivelli li ho fatti, ho camminato in montagna sotto il sole, con la pioggia, l'umidità che ti toglie le forze. Sotto la neve; dentro la neve che si mangia i tuoi passi. Ho conosciuto il vento che ti fa andare avanti su una cengia a quattro zampe. Che abbassa la percezione della temperatura, lo chiamano effetto wind-chill. Ho indossato i miei fidi scarponi e sfidato ogni tipo di terreno.
E sono sempre stato fortunato, anzi, credo di esserne uscito fortificato.



Ma nulla mi ha potuto preparare fisicamente ad oggi pomeriggio.

Ore e ore di shopping! Ore e ore ciabattando in infradito [boh, vabbè, cedo alle mode metropolitane…] senza meta tra uno scaffale all’altro, in cerca di chissà cosa.


Cioè, in cerca di un paio di regali per persone a me care. In cerca di qualche occasione per quando si va in montagna. In cerca di una lampadina alogena, quella che ho si è fulminata per il troppo leggere.


Morale della favola:
Lampadina trovata, 7 euro [sticà].
Regali non trovati, nonostante aver girato come un pirla.
Abbigliamento per me: niente, in fondo niente di particolare mi serve.
Tempo speso: un pomeriggio [di permesso dal lavoro] intero. Speso? Quasi quasi buttato via…

Fisico: con tutto il preambolo della montagna che fortifica etc etc, sono già in paranoia, entri in auto e sudi, cerchi parcheggio e stra-sudi; entri in un qualsiasi esercizio e ci son 12 gradi;,vai alla cassa [dopo aver fatto la coda d’ordinanza] e il getto di aria condizionata ti avvolge nelle sue spire ingannevoli.

Torni a casa, cotto come un pero, e manca solo che venga un bel temporalone.

Ecco perché “I don’t like shopping!”

domenica 29 giugno 2008

Mappe a tiratura limitata

Spesso fuori dai rifugi si trovano appese utili mappe della zona circostante.
Magari rovinate dal vento, stinte dal sole, scarabocchiate da chi di passaggio, ma sempre capaci di calamitare l'attenzione del trekker, quasi più del più bel panorama.

Normalmente si trovano le mappe della K* o quelle della T* [che però copre una minima parte del Trentino]; non mi è mai capitato, finora, di veder in giro le 4*.


Qua sotto due prodotti senza marca, che tra l'altro non ho trovato su nessun'altra fonte [pubblicazioni, web, etc]: sebbene in scala diversa, entrambi relativi al Lagorai.




Questa è una specie di plastigrafia [ma piatta e con le immaginette dei rifugi + indicazione dei bivacchi], rif. Sette Selle.




Questa è un'altra "pseudoplastigrafia", piatta, rif. Tonini.


Vi odio tutte


Chi va per boschi - specie torbiere, stagni, zone umide [ma anche chi abita in posti sfortunati, città o campagna non fa poi molta differenza, trovarle è anche questione di sfiga...] - sa che i repellenti spray fanno il possibile ma non i miracoli.
Per cui se sei un appassionato della vita all'aria aperta, non resta che conviverci.


Ma che fastidio!

Io le odio.




PS. delle fottute zecche parlerò un altro giorno

Tutto il mondo è paese...





Mizugumo = galleggianti usati dai ninja per l'attraversamento dei fiumi

venerdì 27 giugno 2008

Just like a pill

[NdB: che sarà poi che oggi si va di titoli in inglese? Mah...forse il caldo mi ha dato alla testa]





Ore 14 di ieri: arrivo al bivacco. Tetto in lamiera, zero ombra, temperatura interna/esterna mostruosa.


Bersntol: "toh! qualche tetesco ha lasciato delle compresse di destrosio e sali minerali. Prendine una se ti va, lascio in cambio alcune caramelle"

Lentiggini: "prendine una anche tu! vai, vai"

Bers. "...?"

Len: "metti che il doic ci ha fatto uno scherzo e ha lasciato LSD"

Bers.: "l'LSD di solito è un francobollo da leccare, casomai potrebbe esser ecstasy"

Len.: "e tu che ne sai?"

Bers.: " . . . "




Ragazzi dite NO ALLA DROGA!


The day after Saint Vigilio

Ohi ohi...ieri la ditta ha correttamente chiuso i battenti; purtroppo tornare a lavorare di venerdì non è esattamente il massimo...e mi consola poco pensare che il meteo dà qualche possibilità alla pioggia [sperante che no'l tompesta come l'altro dì a Bolzan*...]



* speriamo che non grandini come l'altro giorno a BZ

giovedì 26 giugno 2008

San Vigilio


[patrono di Trento]



Una leggenda vuole che Vigilio, fuggendo dalla Valle Rendena dove si era recato per evangelizzate le popolazioni pagane, si trovò senza via di fuga nei pressi dell'attuale abitato di Cadine. Ponendo la mano sulla roccia aprì un varco, riuscendo così a raggiungere Trento ed a salvarsi. Ancora oggi quella gola è nota ai trentini come Bus de Vela, dal nome del sobborgo adiacente.

da Wikipedia

martedì 24 giugno 2008

Lince, ci sei ancora?

Come mai non si hanno più notizie sulla lince?

Vedi sondaggio a fianco.


Se hai votato 1)

Se hai votato 2)

Se hai votato 3)

venerdì 20 giugno 2008

"Notturna"

Oggi è la giornata ideale per una "notturna"; visto però che siam quasi al giorno più lungo e c'è luce fino alle dieci di sera, diremo che fra un attimo partiamo per fare "una serale"



PS. viene anche Fr. [chi ha orecchie per capir, ...]

giovedì 19 giugno 2008

Blog abbandonati


Capita.

Inizi con le migliori intenzioni, e poi ti stufi. O magari vai avanti bene ma per qualsiasi motivo devi interrompere da un giorno all’altro, il famoso "effetto Rapa Nui"

E siccome in rete è difficile cancellare le proprie tracce [avete mai provato a cancellare un vecchio indirizzo e-mail che non usate più? Ecco, appunto] ci sono innumerevoli blog interrotti.

Abbandonati, direbbe il gestore di questo:

blogabbandonati.splinder.com

mercoledì 18 giugno 2008

Sole oggi

Speriamo duri!
E' tornato caldo subito, nonostante settimane di pioggie.




Non ero preparato alla cosa, e pur non "attrezzato" dopolavoro son scappato al lago: avevo troppa nostalgia. [Come della montagna, del resto, pioggiaccia malefica]


Erano ormai le sei ma c'era un buon numero di gente in costume [che non so mai cosa faccia di preciso nella vita, tutta 'sta gente piena di tempo libero...un giorno o l'altro glielo chiedo]: acqua fredda [ho messo dentro solo i piedi, mi è bastato] e alta [almeno 30 cm buoni sopra il solito livello].

Qualche testa bionda&targa giallonera [turisti].

Qualche vela spinta da un buon vento.

Un ciliegio a due metri dall'acqua, tanti frutti ma solo sui rami più alti, quelli a portata già stati spazzolati.

Il solito sentierino imboscato che porta al giardino curatissimo e tranquillo di una casetta sul lago [di quelle costruite chissà come-da-chi-e-quando; sicuramente in tempi molto meno attenti all'ambiente e al rispetto delle leggi].
L'infrazione di proprietà privata a volte è un gioco che vale la candela.



Io e i miei amici siam venuti su a pane&lago, in fondo in fondo restiamo sempre dei bulletti da spiaggia sedicenni, non sono cose che si dimenticano: le abitudini, soprattutto quelle cattive, sono dure a morire.

Verso una brutta fine


Trovarmi sulla strada un camion stipato di povere bestie mi dà sempre un senso di angoscia






purtroppo – lo ammetto – davanti ad una bistecca non riesco ad essere coerente e provare la stessa angoscia [comunque mi limito il più possibile]

Get Firefox 3!

Mi pare che la scelta sia scontata....


Da oggi potete scaricare la versione n.3 del mitico browser open source

martedì 17 giugno 2008

Mario Rigoni Stern [Asiago, 1 novembre 1921 – Asiago, 16 giugno 2008]


«Io la terra trentina l'ho amata fin dalle elementari, attraverso una canzone che ci faceva cantare ogni mattino la maestra. Era la canzone del cieco di guerra sull'Ortigara, che guardava Trento da lontano. Non poteva vederla, ma oltre le cime la indovinava, la sognava.»

[dall'intervista con Franco de Battaglia, 2003]







Mi mancheranno, le tue parole, mi mancherai tu.

Aspettando l’alba e altri racconti



Un ricordo scritto da Mario Rigoni Stern a Primo Levi: un omaggio ad entrambi.


Caro Primo,

questa è una lettera che ti debbo per vecchia amicizia. Ti avevo scritto dopo aver letto íl tuo ultimo libro e ti dicevo della mia solidarietà e di come il tuo saggio così intelligente e spietato mi avesse riportato tali e tante sofferenti memorie da levarmi il sonno; quel sonno che tu ora hai ritrovato e che ti auguro simile a quello di quando ragazzi nelle sere di primavera ci si addormentava all'improvviso dopo aver tanto giocato all'aria nuova. Ma tu, ieri, non avevi giocato all'aria di primavera e forse a farti dormire così, a farti chiudere gli occhi su questo mondo indifferente e venefico, è stata la stanchezza di quella lontana stagione del 1945.

Sono ormai tanti anni che ci conosciamo, piú di trenta (erano appena usciti i nostri due primi libri), e una vigilia di Natale a chi t'intervistava esprimesti il desiderio di trascorrere con me la notte del 25 dicembre, in un rifugio tra le montagne sepolte dalla neve. Ti scrissi subito: «Vieni, andremo a camminare per nevi incontaminate su per la montagna; accenderemo il fuoco dentro un bivacco e staremo in silenzio a guardare le fiamme: non avremo bisogno di spumanti e di panettoni, nè di suono di campane; a noi basterà la compagnia del fuoco». Non venisti, allora, perché i legami del lavoro e della famiglia ti tenevano a Torino.

Ma un giorno di primavera - era come oggi la stagione - arrivasti con Lucia. Guardammo insieme le arnie delle api, ti mostrai i favi che gocciolavano miele, la regina, la covata, i fuchi, le operaie intente ai loro lavori. Tu con ironica sapienza frenavi il mio entusiasmo dilettantesco e con ragionamento logico ridimensionavi il lavoro e l'ordinamento della società delle api. Poi andammo per un sentiero poco lontano da casa a vedere i caprioli; mi chiedevi dei fiori, degli arbusti, degli alberi, dei funghi, degli animali silvestri.

Tutto questo era bello, ma ogni tanto tra noi scendeva un silenzio improvviso che non era per ascoltare i rumori e le voci della natura, ma perché la tua e mia presenza, reciprocamente, rievocavano i fantasmi di un'altra primavera che, seppur lontana, avevamo vissuto con simili esperienze. Cosí una mezza frase, una parola in tedesco, in russo, polacco, o yiddish, scendeva tra noi provocando una sorta di timoroso pudore.

Quante volte, Primo, in questi ultimi anni ti dicevo: «Vieni, andremo per boschi dove non incontreremo gente estranea; cammineremo sul muschio tra il verde cupo come sul fondo del mare; oppure con gli sci tra il silenzio luminoso, e questo ti farà dimenticare l'angoscia di Auschwitz, e gli impegni di lavoro e della famiglia». Come per un breve periodo ti era capitato durante un'estate.

Eri stato in un luogo fuori mano delle montagne valdostane che con nostalgia mi raccontavi: qualche laghetto a duemila metri che rispecchia il cielo; pascoli da camosci fioriti di genziane, anemoni, soldanelle, miosotis; lenzuola di neve sui fianchi dei monti; ghiacciai sulle vette intorno. E un posto sconosciuto ai turisti e che anch'io conosco; avevamo progettato di ritornarci insieme per sostare, camminare, arrampicare, guardare le stelle e godere il sole. Sarebbe stato l'opposto del campo di concentramento. Ma forse anche un luogo come questo non avrebbe allontanato i ricordi e i fantasmi.

Un pomeriggio d'inverno mi trovai a Torino, era il momento del traffico piú intenso e la nebbia scendeva lungo i corsi e si arrampicava per le finestre dei palazzi. Ti telefonai. Uscisti da casa e c'incontrammo in via Roma e poi, ti ricordi, siamo andati a camminare tra la gente. Mi raccontavi della tua infanzia, di un negozio dove si vendevano a metri le stoffe e le tele, e di un dialetto che ormai piú nessuno capisce. Entrammo anche in un bar nei pressi di corso Re Umberto e stemmo lí seduti per qualche ora a parlare.

Il discorso cadde sugli usi e i riti delle tradizioni ebraiche. Ricordo che letteralmente bevevo le tue parole ed era come se un mondo antichissimo e saggio mi si aprisse davanti per la prima volta. A ogni mia curiosità cercavi di dare una risposta. Quando ci alzammo da quel tavolino, solo allora, ci accorgemmo della gente che era li a discutere animatamente davanti a un giornale sportivo disteso sul banco. Ci guardammo sorridendo come se noi fossimo depositari di un segreto vissuto e capito nelle terre di Polonia.

Ieri, caro Primo, dopo che un giornalista mi ha comunicato per telefono la tua dipartita, mi sono un poco ripreso sfogliando i tuoi libri. Tra le pagine di Il sistema periodico ho trovato una tua lettera del 1983, e da questa ho forse capito il tuo gesto. Mi scrivevi di tua madre quasi novantenne e ammalata, di tuo figlio che era partito per gli Stati Uniti lasciando un grande vuoto nella vostra caa, di te e di Lucia che vi sentivate come «tagliati fuori dal mondo».

Ma tu sentivi anche «un vuoto personale. È un po' come se nel mio ultimo libro avessi spesi tutti i miei capitali. Per un futuro vedremo; per adesso, tanto per non far arrugginire il cervello e la macchina da scrivere, sto traducendo un libro di antropologia di cui non m'importa niente. Se vivessi come te sull'altipiano non avrei di questi problemi, mi metterei gli sci da fondo e via; ma qui è verso; malgrado la crisi ci sono auto dappertutto, ferme o in moto, e solo per uscire dalla città ci vuole un'ora di lotta e di pazienza. E anche tutti i vecchi amici sono in crisi, chi per salute, chi per quattrini, chi per i figli che girano male. E per questo che ti scrivo [. . .] Caro Mario, scusa lo sfogo, un giorno o l'altro mi rimetto in piedi...»

Fra le cose piú care ho anche due tue poesie; una è senza data e ha i versi scritti su un computer (già, il giorno che l'acquistasti mi telefonasti con entusiasmo, invitandomi a farlo anch'io, «è come un gioco, - dicevi, - in una giornata impari a usarlo anche tu! »). Avevi aggiunto con la tua calligrafia chiara e sottile: «Questa è inedita e temo che lo rimarrà a lungo. La dedico ad Anna».

L'altra poesia è inserita in una lettera tutta manoscritta, dove tra l'altro dicevi: «So bene che fare poesie non è un mestiere tanto serio, ma mi prendo egualmente la libertà di mandarti questa che s'intitola A Mario e a Nuto: Ho due fratelli con molta vita alle spalle, | Nati all'ombra delle montagne. | Hanno imparato l'indignazione | Nella neve di un paese lontano, | Ed hanno scritto libri non inutili. | Come me, hanno tollerato la vista | Di Medusa, che non li ha impietriti. | Non si sono lasciati impietrire | Dalla lenta nevicata dei giorni».

E per uso interno e privato... Ma io, oggi, la rivelo perché tu, piú di ogni altro, non ti sei lasciato impietrire dalla lenta nevicata dei giorni.

Ieri, caro Primo, era una giornata splendida di primavera e le api raccoglievano polline e nettare dai crochi e dalle eriche. Ho visto il ritorno delle prime rondini e il bosco risuonava del canti degli uccelli in amore. Ma io piangevo perché tu te n'eri andato. Oggi il cielo è velato e un temporale gira per le montagne. Ma non piango più perché ho nel cuore il tesoro che tu mi hai lasciato e che mi aiuta a essere meno stupido e meno cattivo. Ciao Primo, arrivederci tra quelle nostre montagne nascoste; te lo voglio dire, anche se tu sorridi mesto a questo mio «arrivederci».

Banana box!



Ringrazio l'amico Fr. della segnalazione: quando me l'ha fatta vedere gli ho più o meno riso in faccia :)




Poi scopro che il prodotto è addirittura venduto [vorrei proprio sapere quanto] nei negozi di attrezzature da montagna.



[ndB: potrebbe sembrarvi pubblicità ma dovevo assolutamente divulgare questa cosa...]

Europei di calcio 2008



Isteria collettiva stasera per Francia - Italia?

Mah! Vincere, perdere, tutto è relativo, no?


E comunque sapevate che gli Europei di calcio in Svizzera li abbiamo già giocati due settimane fa?

lunedì 16 giugno 2008

Il lago d’Erdemolo...




... da un'ala d'aereo

In alto a sinistra i Sette laghi [anche se sembra di vederne uno solo]

Tesi ambientaliste? Risparmio energetico?



Il magazine USA "Wired" propone una tesi interessante: alcuni cardini dell'ambientalismo [ridurre le emissioni che causano il global warming, no al nucleare, etc] vengono demoliti e rovesciati: ad esempio si, le auto nuove consumano meno, ma siamo sicuri che non portino con sè costi intrinsechi nascosti [cioè energia sprecata per progettarle, testarle ed immetterle sul mercato, visto che le cambiano sempre più spesso]?


Se la recupero tradotta la posto volentieri, giusto per rifletterci sopra.



Intanto, circola in rete questo, attribuito a Luciana Littizzetto [lo stile è il suo ma non ho modo di confermare la patern....ehm maternità dello scritto :) ]




Il Monte Bianco è cresciuto di due metri. Beato lui.
Escludendo che sia un fatto ormonale, se no gli spuntavano anche le tette, come la mettiamo?
Dicono che sia un accumulo di ghiaccio.
Ma il pianeta non si stava surriscaldando?
Qui non si capisce più niente.

Neanche sulla temperatura della Terra riescono a mettersi d’accordo.

Però continuano a trifolarci l’anima co’ sta storia del risparmio dell’energia.

Noi facciamo di tutto: chiudiamo i rubinetti quando ci laviamo i denti e ci facciamo venire la schiuma alla bocca come i dobermann, le lavatrici le facciamo di notte come i carbonari, mettiamo le lampadine a basso consumo, che quando le accendi, per un quarto d’ora, ti sembra di stare in una stalla, e chiudiamo il frigo, quando ancora abbiamo mezza mano dentro, a costo di tranciarcela via, per non lasciare il frigo aperto.

Però qualcuno mi deve spiegare, mi deve dare un motivo del perchè, nelle città, si lasciano interi grattacieli di uffici tutti accesi per tutta la notte, e nessuno dice nulla.

Non c'è uno che fa un plissè.
Torrioni accesi a giorno.
Luminarie da casinò di Las Vegas.

Con un computer ad ogni scrivania, acceso pure quello.
Ma che ci vuole a obbligare gli uffici a spegnere le luci?
E già che ci siamo, a installare le lampadine a basso consumo?
Ci avete fatto venire due lampadari di Murano così, con le «basso consumo», e poi?
No, perchè io posso anche leggere a letto solo alla luce del lampione di sotto per risparmiare energia, ma se poi mi sta completamente acceso il grattacielo di fronte mi sento lievemente presa per il culo.

E i frigoriferi dei supermercati? Ne vogliamo parlare?
Che fa un freddo che neanche in Alaska ?
Che se tu passi per il corridoio degli yogurt, ti devi mettere il passamontagna e le muffole e arrivi alla cassa coi baffi pieni di brina?
Non è spreco di energia anche quello?
E’ il caso di tenere le mozzarelle alla temperatura degli igloo? Mi chiedo.
Che se compri un etto di burro, poi, per cucinare devi stirarlo, altrimenti ti tocca tagliarlo con la motosega?
Ci sono frigoriferi da banco lunghi sessanta metri.

All'altezza dei salami ti comincia a colare il naso, ai latticini hai la punta delle dita blu, davanti alla pasta per le pizze cominci ad avere la broncopleurite, quando arrivi al latte fresco e yogurt hai tutti i sintomi del congelamento, e ti butti sul girarrosto coi polli che sfrigolano, perchè ti sembra di entrare in una baita al caldo.

Ma mettete una porta a 'sti frigo. Che consumano un lago artificiale di corrente al giorno.

E i led luminosi che noi dobbiamo spegnere, pena la distruzione del pianeta?
Quegli occhietti rossi che ci guardano dalla sala?

Noi li spegniamo, sì sì.

Poi andiamo al 'super' e ci sono 42 televisioni accese che trasmettono tutte lo stesso programma.

Questi non sono sprechi di energia, cari politici miei?
I casi sono due:
- cercate di risolvere in qualche modo la questione
- oppure se no dite: il risparmio energetico era una delle solite nostre cazzate, fate pure quel che volete, usate il laser per tagliare il salmone e lavatevi i denti nella vasca da bagno!


Una presentazione sulla Val di Fiemme, versante settentrionale della catena del Lagorai







venerdì 13 giugno 2008

Orsa annegata...

Apprendo da TerreAlte [in seguito, dai siti di varie testate nazionali e successivamente dal Trentino online; L'Adige non sembra ancora essersene accorto] che la scorsa notte durante un'operazione di dissuasione [o di controllo, o chissà, la vicenda è ancora oscura] verso due orsi che rovistavano nei cassonetti di Molveno i forestali ne hanno narcotizzata una; questa, allontanatasi, è stata ritrovata annegata nelle acque del lago di Molveno.


Il Trentino, in attesa che la cosa si delinei, pubblica anche un video in cui si vedono appunto due orsi messi in fuga da grida e spari; viene presentato come

""Orso muore annegato - il video dei primi spari
Ecco il video degli spari ai due orsetti che vagavano a Molveno, in Trentino, in cerca di cibo. Uno dei due è stato narcotizzato dagli uomini della Provincia ed è poi scivolato nel lago di Molveno muorendo annegato""


Il titolo è fuorviante, visto che il filmato in questione risale al 5 maggio ad Andalo, comunque è indicativo del problema causato dall'attrazione dei plantigradi per i cassonetti incustoditi.



Un'ulteriore aspetto del fenomeno orso destinato a far discutere.
Oltre all'annegamento, non dimentichiamolo.

L+M


[non necessariamente in rigoroso ordine alfabetico: come mi vengono in mente; alcuni potrei averli già elencati in qualche post precedente]


L

ladra = quel tubo di gomma per succhiare e travasare vino, ecc.
levròt, leuròt = leprotto
lòlo = trastullo, giocattolino
lumàz = chiocciola
lizèr = leggero
lezer = leggere
lumin = lumino ma anche terzo incomodo [cioè se per esempio esco a bere qualcosa con Zero&morosa, "fago el lumin"][principalmente riferito a situazioni che concernono coppie non ancora assestate o insieme da poco; quando sono consolidate l'espressione viene usata meno]
lustro = lucido



M

marlòs = lucchetto [o smarloss?]
mare = mamma
massa = troppo
matelòt = bambino
matàna = pazzia
[la] mél = [il] miele [notare il cambio di sesso]
[en] migenin = [un] pochino
miz = fradicio
'mbombì = intriso d'acqua
'mpacà = "impaccato", detto di chi sconta i postumi di una sbornia oppure di chi ha preso una botta [es. l'ha 'mpacà l'auto]
monada = schiocchezza
'mpizar = accendere
musina = salvadanaio
mantìn = tovagliolo
Mìgola = briciola

H+I


[non necessariamente in rigoroso ordine alfabetico: come mi vengono in mente; alcuni potrei averli già elencati in qualche post precedente]




. . . . . . . . .






[esatto, non mi viene in mente nulla, per il momento, ma se volete aiutarmi, ben venga]

Frescot al paesot


Volevo proporvi un post sul mutevole tempo trentino, su giugno, porta d'ingresso nell'estate, che sta già scivolando via senza averci portati da nessuna parte.



Avevo messo insieme vari spunti, mentre guidavo tornando a casa. Puff, dimenticati.


Quindi sappiate che qui ci sarebbe stato un post che parla del meteo, e invece dovrete leggere un paio di frasi a casaccio [quelle sopra].


O in alternativa, il riassunto seguente.



Stamattina c'erano 12 gradi, ovunque vada continuo a beccarmi scrosci d'acqua…con un bel sole ingannevole tra uno sguaz e l'altro e alla sera la famosa luce di giugno è indebolita da pesanti coltri grigie.

Ergo:

QUESTO METEO CE LE HA ROTTE




giovedì 12 giugno 2008

Bacheca...era da un po' che mancava da questi schermi


[auguri][o magari sto tipo è un accanito lettore de "La bacheca", mai dire mai]



Alle 13.31 è già tardi?


Gran bel nome per un sito



Si ma e il prezzo?


Io da adolescente avevo iniziato una collezione di bottiglie di birra, che tenevo sopra l'armadio della camera. Capirete la precarietà della situazione, per cui quando gli spazi diventarono esigui la derubricai a "collezione di etichette di birra".

[1997...buona annata per il Brunello, altro che la Coca-Cola]



Mitra....piede di porco...messaggi in codice :)

mercoledì 11 giugno 2008

Fabio Volo dalla Bignardi


Chiamiamola par condicio....se posto le interviste barbariche di due montanari come Corona e De Luca...devo anche presentare uno dei miei guru, Fabio Volo :)

[non è attinente alla montagna ma un guru è un guru!!]









T9 ladino



Bè se lo fate in ladino allora lo voglio anche in mocheno :)


[sorvoliamo sugli aspetti economici valà....]

Mochen development



Interessante articolo su Questotrentino.


[è di un paio di mesi fa ma l'ho visto solo ora]

martedì 10 giugno 2008

Interviste barbariche


Sul sito de "La 7", tutta la serie delle interviste condotte da Daria Bignardi: qui trovate quelle a Mauro Corona [a volte è un po' giullare, un po' "personaggio", ma tutto sommato condivido buona parte dei messaggi che lancia] e ad Erri De Luca [lo scrittore teron appassionato di montagna]



















domenica 8 giugno 2008

Mucgt

Ieri la giornata era meteorologicamente incerta; come tutto il periodo, come le ultime settimane, come questi ultimi due mesi, come questa primavera, grossomodo.
Insomma, uffa, continua a sguazar, sprazzi di sole e scrosci d’acqua improvvisi. L'amico Zero lo chiama tempo irlandese.

Bè, che offre il Trentino quando piove?
Il primo che risponde "shopping nei centri commerciali" è pregato di abbandonare questo blog.



Lentiggini mi ha portato al MUCGT.


Quando andavamo alle elementari le maestre ci portavano in gita a visitare il castello di Pergine, il sito archeologico di Serso…o magari ci si spingeva in città per una visita al combo Buonconsiglio+Doss Trento o al giardino botanico delle Viote o fino a San Michele per il Museo, appunto. Ma eravamo piccoli, figuratevi cosa ce ne fregava di un paio di bifore, un rosone di chiesa o una segheria veneziana.

Ai tempi ci interessavano le armi, le armature, i cannoni [quelli metallici sul Doss Trento s'intende; quelli dell’altro tipo ci hanno interessato una manciata di anni dopo…] e soprattutto giocare.


Insomma, ieri pomeriggio siamo stati al Museo degli usi e costumi della gente trentina. Che dirvi: sono contento di esserci tornato dopo anni, finalmente l'ho apprezzato in pieno.




Qui sopra trovate la disposizione delle sale: ecco linkata una visita "virtuale"



Il palazzo storico che ospita l'ente è fantastico, leggermente a monte del paese di San Michele.


Dall'ingresso entriamo nel cortile interno; da questo poi nelle sale al pian terreno: agricoltura [niente che non abbia già visto nel gabiot nella campagna dei nonni, a dir la verità; però c'è una plastigrafia del Trentino grandiosa]; chioderia/fonderia/etc. [un po' meno interessanti]; già meglio nel locale del mulino ad acqua, con riproduzione funzionante.



Dal negozietto souvenir [che, personalmente, cercherei di valorizzare in altro modo] accediamo alla scalinata che porta ai piani.




Primo

In un dedalo di stanzette e locali più ariosi trovano posto gli spazi concettuali legati alla tessitura [a Lentiggini è piaciuto, a me dai], al bosco, legno, alpeggio, apicoltura [e per questi invece mi son gasato]: riproduzione di una malga, di una segheria, strumenti, descrizioni, piccole curiosità.







Ad esempio gli stampi& timbri per i panetti di burro che vedete a fianco; attrezzi del bosco, ciaspole d'antiquariato [quelle che ti danno ancora quando fai la naja comunque…]; i bugni spaventaorsi [grandiosi, vedi foto sopra], cioè arnie-spaventapasseri alte più di 2 metri.


Una stanzetta a parte è dedicata agli usi nuziali [urca!]: corredi, gioielli, tutte quelle cose lì insomma :)


Secondo

Uffici, stufe a olle, cucina


Terzo piano


Attenzione di nuovo risvegliata: superlativi i costumi popolari [scarsa la tradizione provinciale, ma di cui mi piacerebbe aver più tempo per scrivere], meno la sezione "bande musicali" e molto meno [bè, conoscendomi] la "religiosità popolare".











La sezione "folklore" invece è l'asso nella manica del Museo, almeno per me: maschere lignee [carnevali mocheno, fassano, i Matòci cembrani, etc], il kronz [foto Agh] dei coscritti mocheni ...









Discesa verso il cortile, ingresso nella cantina, giocoforza dedicata all'arte di fare il vino [e la sgnapa]. Una puntatina nel giardino esterno, molto piccolo. Da questo si accede al laboratorio Sebesta che invece era chiuso [non ho capito se è visitabile o se lo aprono solo in caso di attività di laboratorio/visite guidate/animazioni]


Bel pomeriggio, soldi spesi bene.


Andateci. Anche se siete trentini e magari ci abitate vicino, anche se ci siete stati da bambini, tornateci, ne vale la pena.

venerdì 6 giugno 2008

Supermario Pat&Stan - II episodio



Supermario propone altri tre brevi episodi delle avventure del cane e dell'ippopotamo, versione in dialetto trentino







Gia che c'ero...

Lince in Trentino

La lince venuta dalla Svizzera sta prolungando la sua visita al Trentino occidentale; speriamo che i cacciatori - c'è già fermento nelle zone interessate, ho il sospetto che i bracconieri non si farebbero troppi scrupoli ad abbatterla - non riescano a trovarla...

Certo, il fatto che sia dotata di radiocollare ci permette di conoscere i suoi esatti spostamenti [vedi articolo di stamattina, recuperato qua sotto per cortesia de l'Adige online], ma non so fino a che punto sia una buona cosa...


NB: vi ricordo che l'Associazione dei cacciatori si è più volte espressa negativamente riguardo alla reintroduzione di linci e lupi, predatori che entrerebbero in diretta concorrenza con le doppiette: in effetti stando al resoconto leggibile sotto, il felino si sta dando da fare....


mercoledì 4 giugno 2008

Cinzia Pezzani - Val di Fiemme

Oramai, diciamocelo tranquillamente, ogni sentiero SAT è stato catalogato, fotografato, raccontato, sviscerato da guide su guide.
Gli itinerari grossomodo son sempre quelli, per cui non si inventa niente di nuovo: chi scrive di giri in montagna sa che se vuol fare la differenza deve puntare sulle piccole cose.

E questo libro lo fa: 51 escursioni in Val di Fiemme raccontate "a conduzione famigliare". Una coppia col figlio, giri provati in più annate e spiegati piuttosto bene.

Le piccole cose che rendono quest'opera degna di merito, come detto prima, sono tante: si va dall'uso delle carte Tabacco, alla perfetta citazione dei toponimi [normalmente è facile trovare errori nel riportare i nomi, soprattutto se chi scrive non è radicato nel posto]; dal proporre sempre un'alternativa a dare ampio risalto alla cultura e alla storia delle zone visitate.

Per chi ha figli si forniscono indicazioni utilissime sull'uso di passeggino, zaino portabambini o sulla "camminabilità" del sentiero per i più piccolini.


Magari, cercando il pelo nell'uovo, le foto sono un po' autoreferenziali: nei paesaggi si infila quasi sempre il figlio dell'autrice o qualche amico.


Bella guida.


tratto da "Cinzia Pezzani - Val di Fiemme"



Masi, tabià, baiti, fienili, casere, molti ancora perfettamente conservati e, in parte, ancora adibiti alla loro storica funzione. In molti casi questi si sono trasformati in strutture turistiche, soprattutto i masi, ín altri in strutture di appoggio agli escursionisti (è il caso, per esempio, di molti baiti e casere); altri ancora vengono utilizzati per lavori agricoli e pastorali, soprattutto i tabià e i fienili. I masi di media e alta montagna erano un elemento rurale fondamentale. Comprendevano da due a quattro fabbricati e i nuclei familiari che vi vivevano erano quasi autosufficienti. C'era infatti la stalla per gli animali con sopra il fienile, la casera per ospitare le persone, il caserot del lat, per far riposare le mastele piene di latte, e, lontano, il gabinetto che veniva tenuto pulito dall'acqua corrente del laip (fontana di legno). Tutt'intorno c'erano í prati per il fieno, ma non mancavano i campi di patate, fagioli, cereali, mais e un piccolo orto per gli ortaggi di consumo domestico. La casera era attrezzata con i rustici mobili di allora, illuminata dal fuoco di un caminetto aperto. Il maso non era però solo una fattoria d'alta montagna delle vallate alpine trentine, ma una vera e propria istituzione che risale al Medioevo. Il "maso chiuso" era la casa di famiglia di proprietà indivisibile che per legge passava in eredità solo al primogenito maschio (fortunatamente nel 2001 e stata riconosciuta la parità tra uomo e donna per l'eredità del maso). Maso è sempre stato sinonimo di vita dura, vissuta tra í monti e i pascoli d'alta montagna, tra il fienile, la stalla e il mulino. Oggi le cose sono cambiate e il maso autarchico che viveva esclusivamente dei propri prodotti non esiste più. Grazie alla costruzione di strade, gli abitanti dei masi scendono a fondovalle per fare acquisti, i bambini per andare a scuola, in ragazzi per trovare un lavoro. Molti masi si dedicano all'agriturismo, una forma di turismo che permette di continuare a vivere tra i monti, conservare le tradizioni antiche, ma aprirsi anche al mondo, accogliendo i turisti e vendendo i prodotti del maso. Edifici ben più modesti dei masi che costellano le montagne fiemmesi sono i fienili, costituiti da una struttura in muratura, assi di legno, tetto a due falde con copertura di scandole, timpano in aggetto.
Ma forse la costruzione rurale più caratteristica della valle sono i tabià, con la loro doppia funzione stalla-fienile (in particolare sono famosi i tabià di Bellamonte, vedere itinerario n. 4). Al pianterreno vi è la stalla, in muratura, fatta con pietre di varia grandezza reperite sul posto, cementate da malta in genere non di grande qualità. Sopra vi è il fienile, le cui pareti sono fatte di tronchi sagomati in modo tale che, unendosi alle estremità del rustico, si incrocino. I baiti erano edifici rurali a uso stagionale (primavera e autunno) sparsi su tutto il territorio a un'altitudine compresa fra gli 8OO e i 2000 m e collegati al fondovalle da una fitta rete di sentieri. Il materiale da costruzione ora sempre lo stesso, legno e pietra, che venivano reperiti in loco. ln primavera i nuclei famigliari si trasferivano nei baiti portando con sé poche provviste e gli animali.


Cosa fare a Perzen quando sei....

[titolo rubacchiato da qui]



Un paio di mostre: