venerdì 29 febbraio 2008

Raccogliere i cuccioli?

Cartello sacrosanto direi.

A parte che è un po' buffo quel "raccogliere" - manco fossero funghi - dei cuccioli abbandonati.

Ad ogni modo il motivo per cui pubblico questa foto è un altro.
Dalla foto è illeggibile, ma vi assicuro che questi cartelli vengono affissi dalle sezioni dei cacciatori del luogo.


Intendiamoci, il messaggio è giusto, solo mi fa un po' strano che prima ci dicano di non prenderli [lasceremmo il nostro odore e la madre, al suo ritorno, rifiuterebbe il bambi] e poi, magari un paio di anni dopo, li impallinino.

giovedì 28 febbraio 2008

Guerrilla gardening

Non so se definirlo moda, fenomeno di costume, movimento, controcultura.

Però è divertente che, soprattutto nei grandi centri abitati, la gente cerchi di riprendersi gli spazi che il cemento le aveva rubato.

Ecco a voi il Guerrilla gardening :)

mercoledì 27 febbraio 2008

Italiani nella Russia in fiamme

Stralci dal racconto di Mario Rigoni Stern

[NdB: circa 50mila trentini combatterono la Prima guerra mondiale sotto la bandiera austriaca. Le foto invece si riferiscono ai numerosi segni della presenza austriaca ancora presenti in queste terre]





Nell'estate del 1914 l'Austria-Ungheria aveva richiamato alle armi ventidue classi di leva e quando, nel 1915, entrò in guerra l'Italia, ne richiamò altre dieci. Quarantamila trentini e migliaia di giuliani, con la divisa dei Landesschützen e dei Kaiserjäger, partirono per la guerra: molti non ritornarono piú; quindicimila sopravvissuti, dopo essere finiti in Siberia, ritornarono attraverso la Cina, il Giappone, l'America, l'Inghilterra, facendo cosi letteralmente il giro del mondo.
Oramai, per lo scorrere naturale del tempo, sono rimasti in pochi; ma in certe valli, in certi paesi e città del Trentino qualcuno ancora vive; come pure vivono alcune donne russe di nascita che questi ex soldati dell'impero absburgico, ritornando a baita intorno al 1920, si erano portate a casa come loro spose. Il padre ormai centenario di un mio amico ancora ricorda e racconta di quando era in Siberia, contabile in un mulino da grano, e di come avevano insistito perché là restasse anche quando i bolscevichi presero il potere.
Due libri, uno a cura di Camillo Medeot, Friulani in Russia e in Siberia (1914-19) (Gorizia 1978) e l'altro di Renzo Francescotti, Italianski (Bologna 1981), ci raccontano le vicende e le testimonianze di questi italiani, e leggerli e guardare le fotografie e i disegni di quel tempo è come ritrovare un pezzo di storia sconosciuto ai piú.

I trentini e i giuliani di leva, nel 1914 si erano trovati sulla linea del fronte, in Galizia, e il 17 agosto, inquadrati in nove reggimenti nel corpo d'armata dell'arciduca Giuseppe Ferdinando di Toscana, parteciparono all'offensiva contro l’esercito dello zar comandato dall'arciduca Nicola di Russia.
Dopo un primo successo che li portò oltre il Bug furono contrattaccati e le armate dello zar entrarono nel territorio di Francesco Giuseppe occupando Leopoli e mettendo in crisi tutto il fronte orientale.
A parte la famosa fortezza di Przemyśl che venne assediata dalla 3a armata russa, la Galizia e la Bucovina vennero quasi interamente occupate e quaranta divisioni austroungariche pressoché distrutte. Molti soldati di lingua italiana caddero in questi cruentissimi combattimenti, molti vennero fatti prigionieri. Si richiamarono alle armi altre classi; ragazzi di diciassette anni e padri di molti figli vennero mandati a rinsanguare i reparti al fronte, dopo breve istruzione nelle caserme di Innsbruck e di Graz.

In un secondo sfortunato scontro, la battaglia della Vistola tra il 20 e il 27 ottobre dello stesso anno, venne sgominata la 1a armata austro-ungarica, e nell'inverno i russi progettarono di invadere l’Ungheria e i Balcani attraverso i Carpazi.
Progetto ardito quanto difficile, tra montagne inpraticabili, bufere spaventose e combattimenti feroci, con il costo di tante vite. Nel febbraio le armate dello zar attaccarono sui Beschidi e dopo aver insanguinato quei passi scesero verso l’Ungheria.
In quelle condizioni ambientali impossibili si vennero a trovare i reggimenti dei soldati trentini e giuliani che erano stati trasferiti là dopo le battaglie estive

[. . .]

Renzo Francescotti, insegnante di scuola media a Trento, ha potuto raccogliere diari e testimonianze prima che svanissero nel nulla. Racconta Clemente Fedele di Telve Valsugana:

Ci ritirammo nella fortezza di Przemyśl, camminando per una decina di giorni. Lí restammo circa un mese. Nel marzo del 1915, dopo aver combattuto in Polonia, ci inviarono sui Carpazi; nel mio reparto eravamo tredici italiani, quasi tutti trentini comandati da un sottufficiale austriaco. Fu allora che venni fatto prigioniero. La cosa avvenne molto semplicemente: uscimmo in perlustrazione, ma i russi ci aspettavano e dovemmo arrenderci. Fatti prigionieri, i russi ci fecero camminare per quindici giorni finché arrivammo a Kiev.

E Marino Bertolini di Caldonazzo:

Trovammo un soldato sdraiato sulla neve, ferito a un ginocchio. Lo mettemmo in una coperta e in quattro lo portammo con noi. Quando arrivammo alla fattoria ci accolse un gruppo di cosacchi a cavallo urlando e sparando in aria qualche colpo. Ci disarmarono prendendoci gli orologi e il denaro. Ci portarono al loro comando unendoci a una colonna di prigionieri in partenza per Leopoli.

Passarono il Dnepr, il Don, il Volga, gli Urali. GiorgioCristelli di Pinè arriva sino a un villaggio del Caucaso che si chiama San Nicolò, cosí all'italiana: San Nicolò. E’ abitato da lombardi, ticinesi e friulani, con un maestro italiano e una maestra russa che insegnano italiano, tedesco e russo; di un centinaio di abitanti, è stato fondato alla fine dell'Ottocento da nostri emigranti che laggiú avevano importato le colture della vite e di alberi da frutta.
Giorgio incontra una ragazza, Mariaska, di origine friulana, arrivata lì quando aveva tre anni, e la sposa.

[. . .]



In foto: la Feldkapelle in Val dei Mocheni, a ricordo dei caduti.

Mostra sulla CACCA


locandinaEh si, avete letto bene.

Domani al Museo tridentino di scienze naturali inaugurano un'interessante mostra sulla cacca.


Niente di strano, secondo me. Anzi, mi stupisco che il target per cui è pensata la rassegna sia quello di "bambini e ragazzi curiosi", come recita il sottotitolo sul sito.

Io sono un adulto però la materia mi incuriosisce ancora tanto. Ma senza malizia: per esempio a volte mi capita di andare per boschi e trovare qualche deiezione di animale selvatico, senza saperla "assegnare".


Domani, giovedì 28 febbraio 2008 ore 17.00, l'inaugurazione.
Chissà se vendono qualche gadget :)

lunedì 25 febbraio 2008

Mimetismo

Non solo gli animali selvatici...

[nota a margine: potete notare che la neve inizia a "far le macchie"]


domenica 24 febbraio 2008

Cognomi

Ho sempre avuto un grande interesse per i cognomi. Poi qualche giorno fa un amico mi ha passato una sua ricerca a riguardo, dandomi ottimi spunti per il blog.
I cognomi italiani nascono nell'antica Roma. Con il concilio di Trento si obbligavano i parroci a tenere e aggiornare un'anagrafe: alcuni di quei dati si usano ancora.


Nonostante i tempi siano cambiati, agevolando [e talvolta obbligando] immigrazioni/emigrazioni, resistono tuttora delle peculiarità. Ricordo poi che in molte zone del Trentino si avverte storicamente una forte influenza dal mondo germanico [così come c'è influenza veneta in Vallagarina, Valsugana, Primiero] e che ladini, mocheni e cimbri sono minoranze linguistiche riconosciute.


Sbirciando e aggregando per zone, cognomi "locali", senza pretesa di completezza né di ordine alfabetico, sono:

[ringrazio l'amico St. per avermi passato 'sta roba – e avermela lasciata copiare]



Alcuni cognomi diffusi [in tutto il Trentino o nel Nord Italia]:
Bernardi, Bortolotti, Baldessari, Tomasi, Casagrande, Giovannini, Moser, Gadler, Gadotti, Facchinelli, Fontana



Pinetano:
Avi, Andreatta, Fedel, Anesi, Casagranda, Ioriatti, Leonardelli, Sighel, Svaldi

Bassa Valsugana/Tesino [si avverte l'influenza veneta]:
Boso, Biasion, Gecele, Moranduzzo, Cappello, Galvan, Tomaselli, Tomio, Zotta, Hueller, Montibeller, Caumo, Buffa, Paterno

Altipiano della Vigolana:
Begher, Ianeselli, Demattè, Bailoni, Tamanini, Campregher, Martinelli, Giacomelli, Sadler

Cembra:
Bazzanella, Brugnara, Ferretti, Callegari, Paolazzi, Iachemet, Pellegrini, Ress, Pojer

Lago di Caldonazzo:
Eccel, Ciola, Curzel, Marchesoni

Fornace:
Girardi, Scarpa, Roccabruna

Lavarone:
Nicolussi, Bertoldi, Corradi

Tenna:
Mosca, Motter, Passamani

Primiero/Vanoi:
Bellot, Pradel, Caser, Rattin, Zortea, Gobber, Bettega, Bonat, Brunet, Cosner, Gadenz, Gubert, Scalet, Simion

Fiemme:
Debertol, Defrancesco, Dellagiacoma, Dellantonio, Felicetti, Bosin, Demattio, Scarian, Delvai, Dezulian, Desilvestro, Gilmozzi, Sieff, Varesco, Vanzo/Vanzetta, Zorzi

Fassa:
Bernard, Brunel, Crepaz, Gross, Lazzer, Rasom, Riz, Soraruf, Lorenz, Detomas, Ploner, Valeruz, Chiocchetti

Levico:
Acler, Avancini, Garollo, Libardi/Libardoni

Pergine:
Anderle, Beber, Fontanari, Stelzer, Carlin, Fruet, Piva, Roat, Valcanover, Zampedri, Zanei



Fierozzo/ Frassilongo:
Corn, Gozzer, Iobstraibizer, Marchel, Moltrer, Oberosler, Pompermaier, Rodler, Froner, Laner, Puecher

Palù:
Moar, Battisti, Lenzi

S. Orsola:
Pallaoro, Bort, Paoli, Brol/Broll, Fontanari, Pintarelli




Ok, come scritto sopra, l'elenco è puramente indicativo: chi volesse approfondire trova in rete un'infinita di siti ad hoc.

Personalmente mi sono piaciuti:

  • Gens che riporta la diffusione del valore richiesto su una mappa scalabile
  • Pagine bianche conta le occorrenze di un determinato cognome [il risultato immagino sia basato sugli elenchi di abbonati]
  • Qui l'elenco dei Comuni Trentini, per ognuno oltre a varie info anche la percentuale di diffusione [occhio, il sito è un po' caotico]

Ma soprattutto:

  • Mondotrentino ci regala l'etimologia di gran parte dei cognomi tipici della nostra provincia

venerdì 22 febbraio 2008

Trilogia surfistica [tetralogia, in effetti]


Il surf.

Che dire? Intanto è già strano che ne scriva un montanaro come me…


Mi ha sempre affascinato.
L’ho anche provato, in Australia, scoprendo che il giorno dopo i pettorali urlano vendetta [e il giorno dopo, ancora…] e che le onde di un metro bastano per affogarti.


Wikipedia lo definisce uno sport, a me sembra più uno stile di vita.
Per altri il surf non è più quello di una volta, è diventato un business.
Per molti, dalla mie parti: il surf? Bah! Casomai snowboard, o se proprio windsurf!


Ok, io più che altro volevo scrivere di quello che, negli anni, ho visto a riguardo. Film profondi e film decisamente meno profondi, in ordine cronologico.


Point break

Il primo film che mi abbia illuminato sul surf. Surfisti rapinatori, per cercare la grande onda, l’endless summer [ma questi andavan sulle onde con qualsiasi tempo]. Chi non l’ha visto?











Un mercoledì da leoni [Big wednesday]

Film del mitico John Milius, narra di un'amicizia che si sviluppa attraverso quattro grandi mareggiate: la trama sembra profonda, in realtà il film a momenti cadeva un po' di tono










John from Cincinnati [telefilm]

Poche scene sulla tavola. Poco mare. Poche gnocche. Poco chiara. La trama, s'intende.
La genialità di questo telefilm mai arrivato in Italia e sospeso prematuramente negli USA [tre generazioni di surfisti e un misterioso individuo, parecchio paranormale] è che non ci si capisce una mazza, a cominciare dai dialoghi. Così uno insiste a guardarlo nella speranza di capirci di più, ma succede il contrario. Ci abbiam capito talmente poco tutti che l'hanno soppresso dopo sole dieci puntate…anche troppe, col senno di poi. Peccato però.


Surf’s up

Della serie: non sanno più cosa inventarsi.

Cartone animato a base di pinguini surfisti. Carino però!





giovedì 21 febbraio 2008

La storia di TN - un video un po' palloso


Il mio amico Fr. è sempre quello delle cose un po' impegnate/riscoperta delle radici: mi ha mandato il link ad un video che narra la nascita, il presente ed il futuro della nostra città.

La voce narrante in realtà mi è sembrata monocorde, il video dice cose interessanti ma dura 24 minuti....per cui io lo linko, ma son riuscito a guardarlo a pezzi e tocchi [diciamo in fast forward] e solo fino a metà.
Adsl e calma zen necessarie. Siete avvertiti.


Entrando nel contesto storico, Tridentum nasce secondo criteri urbanistici romani [citano la famosa villa romana di via Rosmini, son trentanni che passo e l'ho sempre vista chiusa al pubblico...], si sviluppa riempiendosi di chiese e conventi, culminando col Concilio.

Avanti veloce fino al novecento: il fascismo rivolta la città come un calzino [senza peraltro combinare granchè], poi arriverà la guerra a far macerie ovunque.


Qui mi son fermato.
Fatemi sapere come va a finire.

Luna rossa

Peccato non avere la pazienza di aspettarla alzati, nè la voglia di puntare la sveglia....

martedì 19 febbraio 2008

Concorso "Le forme dell'acqua"

Cercavo sul sito del "Trentino" riscontro a quanto letto stamattina. Il sito è interessante, pur mancando quasi totalmente gli agganci alle notizie riportate sulla carta stampata.

Segnalo però il sondaggio per votare la foto più rappresentativa del tema che da il titolo a questo post.


Povere bestie

Due notizie odiose riguardanti maltrattamenti agli animali, lette sul "Trentino" di oggi.

Non le riporto per farvi indignare o per tirare fuori una facile morale, ma per sensibilizzare noi tutti.



Le torture alle vacche in California, la lezione di mucca pazza non è servita all'uomo.


Dalle mie parti sembrerebbe che ci sia più rispetto [ma lo possiamo dire con certezza?]...però la seconda notizia ci riporta alla realtà: a San Martino di Castrozza barbaramente uccise da un cacciatore alcune volpi "adottate" da turisti e paesani.

. . .



domenica 17 febbraio 2008

Il libro di bivacco - Sette Selle

Ogni vetta, rifugio, bivacco ben tenuti hanno un quadernone su cui gli escursionisti appuntano una firma, un pensiero, un saluto.

Questo è quello del bivacco sul retro del rifugio Sette Selle.
L'immagine sotto è un esempiodi quanto si trova scritto, preso a caso.



venerdì 15 febbraio 2008

M'illumino di meno 2008

Inizia oggi la campagna 2008 "M'illumino di meno", promossa da Caterpillar.

Pare che Trento faccia la sua parte spegnendo il Doss Trento [dico pare perchè l'ho sentito dire ma non l'ho trovato scritto da nessuna parte, per cui prendetemi col beneficio d'inventario, e fatemi sapere]


giovedì 14 febbraio 2008

La chiesetta di San Valentino a Tenna

Sul colle di Tenna col suo paesaggio terrazzato, sorge in una piccola radura la chiesa, risalente al 1200

"...L'insieme paesaggistico, dato dall'emergenza del colle tra i laghi, la chiesa, sovrastante i vigneti, il nucleo sottostante, l'esposizione panoramica particolare, presenta caratteri così rilevanti da renderlo unico nel panorama del territorio provinciale..."

La foto su Flickr.

San Valentino [e altre catastrofi]

San Valentino - part I

C'è chi lo festeggia, chi lo vorrebbe festeggiare ma non può [ma allora festeggia il 15 che c'è il patrono dei single...o almeno così mi ha detto l'amico Fr.], chi proprio non ne vuole sapere.

A me fa un po' sorridere...soprattutto perchè ieri mi saran arrivate via e-mail da almeno 4 persone diverse alcune simpatiche vignette [in rete, al volo, ne ho trovate alcune qui]


San Valentino - part II

Se ricordate il libretto di cui parlavo ai primi del mese, ecco oggi è la giornata giusta per un'altra delle opere più interessanti del Trentino [vedi post successivo]

mercoledì 13 febbraio 2008

I cervi dello Stelvio

Pare che stiano aumentando in maniera eccessiva, disturbando le altre specie del parco: caprioli, cedroni, camosci. E quindi verranno autorizzati i cacciatori locali ad entrare nell'area protetta, per degli abbattimenti a numero controllato.


Piccolo ragionamento: dentro ai confini [ben sorvegliati] del Parco, pieno di cervi. Appena fuori, se ne trovano pochini.

Chissa come mai, eh?



martedì 12 febbraio 2008

Binter Bersntol Ring 2008

Ops...si è svolto domenica scorsa, il 10...ma comunque non avrei partecipato: il giornale parla di un migliaio di partecipanti [che comunque, rispetto alla versione estiva, è cifra minore][ma di tutto rispetto, considerando la stagione].

La giornata era stupenda, il cielo sereno. Serenissimo.



Sto invece valutando se partecipare al [speriamo di scriverlo giusto...] Zboate Pèrgski Trèff, cioè una notturna scialpinistica sulle pendici del Gronlait, con al ritorno la cena al Kaserbisnhitt/Malga dei Prati Imperiali.



Ps. "sto valutando se partecipare".......suona un po' da uno che se la tira :(

lunedì 11 febbraio 2008

Donkey or Elephant? Pick one for president

Su glassbooth.org un questionario [in inglese] richiama un po' l'omologo italiano, che aveva avuto un momento di gloria alle ultime elezioni [e tornerà in auge, prevedo, fra poco tempo...molto poco].

La versione italiana [purtroppo non ricordo il nome del sito] ti posizionava su una specie di galassia; il pianetino più vicino a te corrispondeva al partito a cui avresti dovuto sentirti più affine.

Ovviamente galassia è la parola giusta visto che siamo in italia; ogni partito è un pianetino, anche quelli che rappresentano lo 0,05% dell'elettorato hanno un paio di satelliti intorno, qualche anello e infinite correnti interne.


Negli USA sono più minimalisti, ci sono le Primarie.

Ovvero, ne restano un paio [gli altri hanno il buon senso di ritirarsi strada facendo], che se la giocano sporca [come nelle politiche di tutti i Paesi, eh]. Uno vince, diventa Presidente. Semplice.

Insomma, glassbooth ti aiuta a capire se sei un asinello democratico o un elefantino repubblicano [questi i simboli storici dei due partiti], e se ti dovresti identificare maggiormente in Obama, Hillary, McCain, Schwarzenegger o Cicciolina [si fa per dire, tenete per buoni solo i primi tre nomi]



Così ho scoperto di esser un asino [lo sapevo già] e di pendere verso Obama, si, ma soprattutto verso un certo Mike Gravel, deputato alaskano che onestamente non avevo mai sentito prima d'ora. nemmeno i tiggì nostrani comunque...

Ma voi avete voglia di scherzare

Ho seguito su un forum di Mountain Wilderness alcuni ragionamenti relativi all'uso delle motoslitte in montagna: pericolose, dannose, rumorose, invasive, fastidiose. Sono anni che chiedono la regolamentazione del loro uso, limitandolo al soccorso alpino e a pochi selezionati attori dell'ecosistema alpino.

Non di certo al primo pirla che decide di provare l'ebbrezza della natura incontaminata senza preparazione, esperienza, sensibilità.

Sul forum stigmatizzavano una presentazione del genere ... io non posso che dirmi d'accordo.

venerdì 8 febbraio 2008

Rapporto Orso

Detto così, "Rapporto Orso", suona chissà che. Sembrerebbe una di quelle operazioni dei carabinieri o della guardia di finanza, che ogni volta fanno a chi inventa il nome più strano [finiranno la fantasia prima o poi...o forse dopo qualche anno riciclano i nomi?]


Ad ogni modo, io qui parlo del rapporto sui plantigradi in Trentino, riferito al 2007 ed edito dai forestali.

Chi ha voglia può scaricarselo [è un pdf di 5 MB e rotti]. Chi ha ulteriore voglia può leggerselo: io per ora mi sono limitato a guardare le foto e a scartabellare qualche statistica, e mi sembra un lavoro molto ben fatto.

La popolazione è sostanzialmente sana e dinamica, qualcuno trasloca [chi sul Baldo, chi verso nord, chi in gabbia come la piccola Jurka], qualcuno fa qualche malanno.

Un paio di curiosità: hanno acquistato due cani di razza&addestramento specifici per dissuadere l'orso, e in un caso hanno perfino usato l'elicottero. E poi, a pagina 16 del rapporto una cartina del Trentino identifica i potenziali areali di svernamento: tanto Lagorai nel versante fiemmese e - inaspettatamente - tutto il versante perginese della Marzola [daltronde si sa, all'orso piacciono le faggete]

Un piccolo neo: un terzo della popolazione manca all'appello, probabilmente c'è lo zampino dell'uomo anche in questo.




giovedì 7 febbraio 2008

Mario Rigoni Stern - Il libro degli animali

La vita sull'Altipiano, una comunità montana in rapida evoluzione durante lo scorso secolo. Le usanze e le credenze della gente però sopravvivono: leggendo Rigoni S. sembra di sentir parlare i propri nonni, o anche i propri genitori.

Tante piccole perle in forma di racconto [alcuni talmente delicati da sembrare fiabeschi] dedicate alla fauna tipica di montagna.

Mi sono permesso di riprodurre un racconto, per chi avesse voglia di leggerlo.

Il libro, ovviamente, è fantastico.


Caprioli a maggio

Nei seminativi abbandonati trent'anni fa, e che ora si sono tramutati negli ultimi prati stabili ai margini dei boschi, in queste sere di maggio, lunghe nel crepuscolo, i caprioli escono al pascolo. Nel fitto dove non arriva il sole e nei pascoli piú alti c'è ancora la neve e come l'anno scorso ancora quest'anno le malghe verranno monticate con due o tre settimane di ritardo: quello che negli anni trascorsi era un'eccezione sembra ora diventare norma e il periodo dell'alpeggio si riduce. (Nell'arco di una vita quante cose si possono osservare).
Solo cinquant'anni or sono i caprioli erano rari o occasionalmente presenti nei nostri monti, ora sono coabitatori numerosi tanto che non suscitano piú meraviglia ma quasi confidenza. L'evento dei caprioli non è però dovuto a fattori climatici (è un animale che vive da oltre il Circolo polare artico all'Iraq), ma a una naturale espansione della specie che sta recuperando gli areali che occupava nei secoli XVI e XVII.
Attualmente la sua presenza maggiore è nel settore delle Alpi orientali e secondo Franco e Dino Perco due anni fa nelle Venezie si potevano censire circa 92 000 capi, di cui i due terzi nel Trentino-Alto Adige; questo cervide si dirada nel settore delle Alpi centrali ed è raro nelle Occidentali. Negli Appennini, nella Maremma, nel Gargano e in qualche altro raro luogo sembra sopravviva una sottospecie italica, ma la cosa è dubbia perché sono stati introdotti nel passato soggetti di origine diversa, e mai quindi lungo la penisola questi caprioli sono sicuramente autoctoni. Sempre secondo i Perco, naturalisti che sull'argomento sono piú stimati e seguiti Oltralpe che da noi, in Italia non dovrebbe essere impossibile avere una consistenza di mezzo milione di capi, cioè cinque volte l'attuale, con arricchimento del paesaggio ambientale e la possibilità di prelievo di una notevole quantità di ottima carne.
Osserviamoli al pascolo in una delle prime sere di maggio: attenti però, perché uccide piú la curiosità maldestra che il fucile. Se il tempo è bello, per il fenomento delle brezze di valle, nelle ore piú fresche l'aria scende dall'alto verso il basso, avviciniamoci quindi al posto prescelto per l'osservazione camminando sempre sottovento e senza fumare per non far correre il nostro odore sui sentieri dell'aria; il nostro vestire sia non vistoso per colori appariscenti e non frusciante; e con scarpe leggere dalle suole sensibili il nostro andare sia lento e silenzioso, ma senza apparire sospettoso e diffidente; i nostri gesti molto contenuti.
Raggiunto il luogo dell'osservazione ci si apposti dietro un cespuglio, o in una depressione del terreno, o dietro un muretto e con tutti i sensi aperti su quanto ci sta attorno e ancora, importantissimo, sempre sottovento alla linea di accostamento dei caprioli al prato del pascolo. Il buon binocolo di elevata luminosità sia appoggiato a un bastone o a un sasso perché non può essere tenuto a mano libera per un po' di tempo senza tremare.
Non sono per posa questi consigli: comportandoci in determinate maniere nell'ambiente naturale non si è molesti ai selvatici ed è l'unica maniera per discretamente osservare e cercare di capire. Osservare poi vuoi dire vedere attivamente la natura: chi passeggia invece è remissivo e la subisce.
La prima erba che rinverdisce i solivi è un richiamo irresistibile e i caprioli raggiungono questi luoghi quando, verso sera, la zona è diventata tranquilla e i contadini e i boscaioli sono rientrati nelle case a desinare. Si avvicinano lungo i loro abituali sentieri che di solito seguono il margine del bosco; brucano un germoglio qua e là dai cespugli che sono ancora nudi; ascoltano, annusano l'aria. Prima di uscire definitivamente all'aperto si soffermano ancora qualche minuto ed esplorano tutt’intorno, più con l'odorato e l'udito che con gli occhi.
Di solito sarà una madre adulta a uscire per prima, seguita a poca distanza dal suo nucleo familiare. La si riconosce per la mancanza di corna, per il pelame che conserva ancora in questa stagione il grigio dell'inverno, per la macchia bianca a forma di cuore nella zona anale (nei maschi è a forma di rene) e per il ventre piú grosso (è incinta e partorirà tra un mese). Potremo anche vedere il maschietto che compirà l'anno a giugno: il suo pelo ha già il colore rossiccio estivo e le corna con unica asta sono ancora coperte dalla membrana che i cacciatori chiamano velluto; lo seguirà la sua gemella: una femmina sottile e aggraziata, anche lei con il manto estivo. Il comportamento di questi due è giocoso, anche il loro muso è bambinesco su un collo lungo e sottile.
In un angolo del prato compare un maschio di due anni: ha da poco ripulito le corna e queste appaiono già ramificate ma di colore chiaro, quasi bianco; il pelo conserva in parte il colore grigio dell'inverno, ma già sul collo e attorno al muso si può vedere il rossiccio estivo; ha le forme snelle ed è vivace ma anche sospettoso. Bruca qualche croco, alza la testa, annusa l'aria e ritorna dentro il bosco.
Dal lato opposto è uscito sul prato un vecchio maschio, il suo manto è uguale a quello della madre adulta, le sue corna sono pulite e scure, il collo sembra più corto e la testa piú massiccia, la schiena diritta, accentuato è il pennello del sesso. E’ uscito, ha annusato, ha alzato la testa verso il maschio di due anni e quest'ultimo se n'è andato. Ora, rimasto padrone di quest'angolo di prato che s'incunea nel bosco, pascola staccato dal gruppo con fare irascibile e sospettoso; e il contatto tra il gruppo viene tenuto piú olfattivamente che visivamente.
Può capitare di vedere su questi prati appena rinverditi piú nuclei di caprioli, anche fino a una ventina di soggetti; ma questa fase di raggruppamento non durerà molto perché presto seguirà la fase dello scioglimento anche delle convivenze familiari. Tra giorni avremo la delimitazione e la difesa del territorio da parte dei maschi che scorticheranno violentemente con le corna alberelli e cespugli, e marcheranno con l'odore delle ghiandole facciali sfregando dolcemente e a lungo la testa contro alberi e rami bassi; ma pure il suolo verrà marcato raspando con le gambe posteriori e altre ghiandole lasceranno sul terreno l'odore personale: se un maschio passerà quei confini vi sarà lotta.
Le femmine gravide allontaneranno i figli deIl'anno precedente, e prima del parto, che di solito avviene tra la fine di maggio e la metà di giugno, sceglieranno per figliare una zona soliva e coperta di vegetazione, la delimiteranno nel perimetro con l'urina e in quell'area non tollereranno la presenza di altri consimili.
Una di queste sere affacciandomi al margine del bosco dopo aver osservato con gioioso stupore su una residua chiazza di neve le tracce di più animali (urogallo, lepre, francolino, scoiattolo, volpe!), scorsi una femmina di capriolo che pascolava vicino alla Lapide dei Partigiani; non aveva sentito la mia presenza e camminava tranquillamente scegliendosi con cura l'erba della cena. Restai immobile a osservarla ma un rumore strano mi fece girare lentamente la testa: su un prato in declivio coperto di fiori due giovani maschi stavano giocando: saltellavano sulle zampe, abbassavano il capo fronteggiandosi, s'incornavano spingendosi retrocedendo o avanzando, si staccavano e si guardavano scrollando la testa, brucavano qualche croco e riprendevano il gioco.
Nel frattempo, sempre pascolando, la femmina si era allontanata di un centinaio di metri; i due maschi annusarono attorno per sentirla e presero la sua direzione verso la valle. Ripresero ancora a giocare nelle sue vicinanze.
Incominciava il buio e uscii allo scoperto; l'aria portò il mio odore e la femmina, dopo avere sollevato la testa, prese la direzione del bosco, e i due la seguirono.


[Racconto tratto da "Il libro degli animali", di Mario Rigoni Stern]
[La foto è mia e compare anche in un post dello scorso ottobre]


PS: mi rendo conto di esser fuori tempo visto che il titolo fa riferimento al mese di maggio; io però il libro lo ho letto due settimane fa....[vedi post successivo]

mercoledì 6 febbraio 2008

Tatuaggi

Senza molta pubblicità - almeno qua in Trentino - inaugurata al Museo Archeologico di Bolzano una mostra sui tatuaggi ed altri simbolismi tribali: contesti, funzioni, significati

Su al rifugio

Dato che ero lì, e che la giornata era bella [con qualche nuvoletta], sono salito fino al rifugio.

Era da tempo che non ci andavo: vuoi per il fastidio del cantiere che raddoppia la bella stradina che arriva alle Frotten, vuoi per la voglia di cambiare, vuoi perchè trovo scomoda la nuova deviazione del sentiero SAT [soprattutto, passando in mezzo ad un fitto di abeti, è più ghiacciata che innevata].

Ieri qualche mattiniero aveva tracciato un minimo di rotta e la gente era concentrata nei vari paesotti a festeggiare il martedì grasso: rifugio e sentiero erano tutti per me.

martedì 5 febbraio 2008

Der bètscho, de bètscha, dör oiertroger

Martedì grasso! Oggi ferie: vado su in Valle per il rituale carnevale di Palù/Palae [tanto la ditta è comunque mezza chiusa, così come supermercati, banche ecc.]

Mai visto?








lunedì 4 febbraio 2008

Fotografi nel Lagorai [ma non solo]

Non potevo postare sui fiemmesi di Lunghe Focali e dimenticare tanti altri siti di appassionati, non necessariamente trentini, che sui propri siti regalano emozioni legate alle nostre montagne.

Ora, so che ne dimenticherò la gran parte [Arturo Rossi, ad esempio, è uno dei migliori ma non credo abbia un sito].

Vabbè, intanto potete iniziare da:

Graziano March [uno dei miei preferiti, sia le foto che il sito]
Luca Chistè
Francesca Bonatta [non solo foto eh!]
Mirco Dalprà
Walter Cainelli
Marco Vanzo
Gerardo Deflorian

per ora mi fermo qui, senza pretese di completezza [anzi...] e senza dimenticare che su Flickr, Picasa, eccetera ci sono fior di dilettanti/appassionati.

domenica 3 febbraio 2008

Il Trentino dei beni ambientali



Libretto agile ma interessante che ci porta a scoprire angoli di Trentino caratteristici e ricchi di storia, altrimenti ignorati.

Invece che parlarne qui, ogni tanto a seconda della voglia richiamerò alcuni dei luoghi proposti, come fatto col ponte di Panchià

Un lavoro che non faresti mai e poi mai


[sondaggio chiuso]

  1. Cassiere di McDonalds: 19 voti
  2. Vigile urbano: 17
  3. Cava di porfido: 13
  4. Commesso durante i saldi di gennaio: 11
  5. Avvocato: 9
  6. Giornalista: 7


Agli altri, spiccioli. Totale 81 voti

Gino Armuzzi - Centomila atomiche su Liverpool

Deludente.

Una recensione più vogliosa su Wuz

venerdì 1 febbraio 2008

Il ponte di Panchià

Premessa: sto leggendo - divorando - un piccolo compendio dei beni più interessanti del Trentino. Di alcuni, per esperienza diretta o per puro capriccio, scriverò su queste "pagine"


Ponte in legno sull'Avisio, tra Panchià e i Masi di Carano


"...rappresenta una rarità costruttiva oltre che un elemento paesaggistico assai particolare... [...] ... la singolarità di questo manufatto inserito in un ambiente fluviale particolarmente naturale ne fanno un esempio di tecnologia di cui si sono quasi totalmente perse le tracce..."

Mario Rigoni Stern

Una delle istantanee più belle ad uno degli scrittori cult di questo blog è purtroppo in francese.

Se qualcuno ha idea di una versione italiana ce lo faccia sapere!