A volte mi fermo a guardare in faccia la gente, soprattutto mentre fa acquisti. Non avendo studiato Sociologia, mi perdo in considerazioni un po’ spiccie, diciamo da bar.
L’avevo fatto con l’Hard Discount e con il periodico di annunci gratuita “La Bacheca”, trovando la cosa piuttosto divertente.
Mi mancava un altro fenomeno social-consumistico, che vanta radici antiche e una tradizione dura a morire [se pur in rotta di collisione col commercio cinese]: l’MDZ, ovvero il mercato del giovedì mattina a Trento. Ora, non vorrei parlarne con toni entusiastici, è semplicemente un mercato di una piccolà città di provincia e non vi si vendono nemmeno prodotti tipici: quindi nessun aura poetica, only fuckin' business :)
Però ne parlo perché ammetto di non aver MAI fatto un solo acquisto al mercato. MAI. Nemmeno le patatine fritte marinando la scuola a 15 anni [NB: anche le prof quando hanno un’ora buca passano per l’MDZ, tenetelo a mente, sbagliando s’impara...].
Mai, fino ad oggi, quando una guida d’eccezione mi ha introdotto nel sistema: mi servivano un paio di cose "da battaglia", cioè di qualità opinabile ma a prezzo minimo.
Finora lo avevo attraversato frettolosamente, e tornerò a farlo. Però mi è piaciuto farmi portare a spasso, farmi spiegare dove si compra questo, quest’altro, come funzionano certe dinamiche…
Mi è piaciuto guardare la gente [maggioranza femminile schiacciante] gestirsi parlare e atteggiarsi diversamente col cinese che vende tovaglie, coi veneti delle piantine e con le sudamericane delle magliettine sexxxxxxxy. Guardare le casalinghe, gli studenti a spasso, gli stranieri. Chi cazzeggia, chi guarda ma non compra, chi crede di far grandi affari.
In certi casi, sembrava di vedere un branco di tonni colto da frenesia alimentare :)
Ah, dimenticavo, non ho trovato conferma al luogo comune che vede il mercato come terreno di pascolo per i borseggiatori. Per fortuna.
ps.: MDZ = mercà del zòbia = mercato del giovedì
venerdì 27 aprile 2007
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