mercoledì 4 giugno 2008

tratto da "Cinzia Pezzani - Val di Fiemme"



Masi, tabià, baiti, fienili, casere, molti ancora perfettamente conservati e, in parte, ancora adibiti alla loro storica funzione. In molti casi questi si sono trasformati in strutture turistiche, soprattutto i masi, ín altri in strutture di appoggio agli escursionisti (è il caso, per esempio, di molti baiti e casere); altri ancora vengono utilizzati per lavori agricoli e pastorali, soprattutto i tabià e i fienili. I masi di media e alta montagna erano un elemento rurale fondamentale. Comprendevano da due a quattro fabbricati e i nuclei familiari che vi vivevano erano quasi autosufficienti. C'era infatti la stalla per gli animali con sopra il fienile, la casera per ospitare le persone, il caserot del lat, per far riposare le mastele piene di latte, e, lontano, il gabinetto che veniva tenuto pulito dall'acqua corrente del laip (fontana di legno). Tutt'intorno c'erano í prati per il fieno, ma non mancavano i campi di patate, fagioli, cereali, mais e un piccolo orto per gli ortaggi di consumo domestico. La casera era attrezzata con i rustici mobili di allora, illuminata dal fuoco di un caminetto aperto. Il maso non era però solo una fattoria d'alta montagna delle vallate alpine trentine, ma una vera e propria istituzione che risale al Medioevo. Il "maso chiuso" era la casa di famiglia di proprietà indivisibile che per legge passava in eredità solo al primogenito maschio (fortunatamente nel 2001 e stata riconosciuta la parità tra uomo e donna per l'eredità del maso). Maso è sempre stato sinonimo di vita dura, vissuta tra í monti e i pascoli d'alta montagna, tra il fienile, la stalla e il mulino. Oggi le cose sono cambiate e il maso autarchico che viveva esclusivamente dei propri prodotti non esiste più. Grazie alla costruzione di strade, gli abitanti dei masi scendono a fondovalle per fare acquisti, i bambini per andare a scuola, in ragazzi per trovare un lavoro. Molti masi si dedicano all'agriturismo, una forma di turismo che permette di continuare a vivere tra i monti, conservare le tradizioni antiche, ma aprirsi anche al mondo, accogliendo i turisti e vendendo i prodotti del maso. Edifici ben più modesti dei masi che costellano le montagne fiemmesi sono i fienili, costituiti da una struttura in muratura, assi di legno, tetto a due falde con copertura di scandole, timpano in aggetto.
Ma forse la costruzione rurale più caratteristica della valle sono i tabià, con la loro doppia funzione stalla-fienile (in particolare sono famosi i tabià di Bellamonte, vedere itinerario n. 4). Al pianterreno vi è la stalla, in muratura, fatta con pietre di varia grandezza reperite sul posto, cementate da malta in genere non di grande qualità. Sopra vi è il fienile, le cui pareti sono fatte di tronchi sagomati in modo tale che, unendosi alle estremità del rustico, si incrocino. I baiti erano edifici rurali a uso stagionale (primavera e autunno) sparsi su tutto il territorio a un'altitudine compresa fra gli 8OO e i 2000 m e collegati al fondovalle da una fitta rete di sentieri. Il materiale da costruzione ora sempre lo stesso, legno e pietra, che venivano reperiti in loco. ln primavera i nuclei famigliari si trasferivano nei baiti portando con sé poche provviste e gli animali.


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