martedì 13 maggio 2008

Enrico Brizzi – Il pellegrino dalle braccia d’inchiostro


Nel 1994 “Jack Frusciante…” aveva buttato un ventenne bolognese sul palcoscenico: le luci della ribalta, come sempre effimere, si erano presto spente, ma non per questo Brizzi aveva perso di vista la sua strada.

Qualche alto e basso, qualche deviazione [nella musica, nell'amicizia, nella famiglia] e poi nel 2005 “Nessuno lo saprà”, che sicuramente più di un critico avrà definito come il libro della rinascita e della maturità. Noi qui siam alla buona e ricordiamo che la lettura si era rivelata una sorpresa molto positiva [vuoi anche per la tematica del viaggio unita a quella della natura, entrambe a noi molto care].


Insomma la storia di un viaggio “da costa a costa”, dal Tirreno all’Adriatico, su antichi sentieri, con gli amici di sempre era davvero un'ottima uscita. Anche perché E.B. arricchisce il camminare con i suoi pensieri di ragazzo cresciuto: un bel modo di far immedesimare nel narrato la mia generazione.

Sempre i critici avrebbero [avranno] probabilmente citato nomi importanti, che so, Thoreau, Kerouac, Chatwin, Theroux. Ma – e ora finalmente arrivo al “Pellegrino” – nei ringraziamenti della nuova opera troviamo un certo Bill Maier [boh, in rete ne avrei trovato uno che scrive di pedagogia, sarà lui?] e Mario Rigoni Stern.


Il format è lo stesso – vincente – del libro scritto nel 2005: alla base un cammino di ispirazione religiosa, la Via Francigena, che Enrico intraprende da Canterbury, per finire a Roma mesi dopo. Di ciò c’è in rete un diario di viaggio ufficiale oltre a vari siti dedicati.

Ma nel romanzo non troviamo un semplice camminare: gli incontri, le esperienze, i pensieri sono la base di partenza per un arricchimento, una serie di invenzioni letterarie innestate sul resoconto di parte del viaggio [il tratto svizzero scollinando al passo del gran San Bernardo fino ad Aosta].

La religiosità che ci si aspetterebbe dal tipo di itinerario è lieve ed è fautrice del giallo ideato dall’autore. Un giallo che parte un po’ tardi, si risolve in modo inaspettato e lascia anche il passo ad una specie di morale [ma si sa che le morali sono spesso soggettive]


In parole povere: bello, sicuramente da leggere, ma continuo a preferire “Nessuno lo saprà”


Bè, il filone è produttivo: i nostri sono ora impegnati nel proseguo: da Roma a Gerusalemme [con tanto di aggiornamenti day by day]



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